Parole semplici – Tone Pavček

Parole semplici

C’è bisogno di molte parole semplici
come:
pane,
amore,
bontà,
per non sviare dalla retta via
sugli incroci,
accecati dall’oscurità.
C’è bisogno di molto silenzio, di silenzio
fuori e dentro di noi,
per udire la voce,
la flebile, timida e sommessa voce
dei colombi,
delle formiche,
della gente,
dei cuori
e delle loro pene
in mezzo a ingiustizie e guerre
in mezzo a tutto quello
che non è
pane, amore
e nemmeno bontà.
Silenzio,
silenzio. Solo i cuori
seguano il tempo
e traccino il cammino.

T. Pavček


Pavček poeta sloveno, poco conosciuto in Italia, fu molto attivo sul panorama balcanico, portando con la sua poetica un respiro di leggerezza, positività e di intima sensibilità introspettiva in un paese allora fortemente ideologizzato quale la ex Jugoslavia.

Conoscendo la sua cornice culturale la sua poesia sorprende ancora di più, si dispiega in un sospiro lento, malinconico, delicata e innocente in un contesto estremamente frammentato e violento. La poesia porta la sua testimonianza e denuncia, l’invito a guardarsi intorno, a ricordare radici sepolte e infangate in figli cresciuti con gli occhi bendati.

Parole semplici stupisce per la sua umiltà, richiama versi regalati ai bambini, versi puri, che disturbano gli occhi frettolosi dell’adulto. Una poesia attuale, universale.

C’è bisogno di parole semplici in un presente soffocato di retorica, parole sui muri, parole sui giornali, parole sugli schermi. Fin troppo facile perdere la bussola della direzione delle proprie parole, affermazioni affrettate ricalcate in brutta sulle grida di altri. Parole finte, parole buttate.

Vaghiamo assordati come mosche impazzite sbattendo allo specchio dell’illusione, annoiati, saccenti, smarriti. L’ha detto lui, l’hai detto tu, l’ho detto io, senza sapere cosa diciamo, cosa vogliamo, cosa cerchiamo, inghiottiti da copertine e titoli, tic toc, non c’è abbastanza tempo il traffico avanza non posso fermarmi in questo tripudio di fari accesi il giorno e la notte diretti chissà dove verso il futuro dimenticando il presente.

C’è bisogno di molto silenzio, di silenzio
fuori e dentro di noi,
per udire la voce,
la flebile, timida e sommessa voce
dei colombi,
delle formiche,
della gente,
dei cuori
e delle loro pene
in mezzo a ingiustizie e guerre

Silenzio.
Fermarsi, tendere l’orecchio al mormorio della corrente accanto a noi, alla sorpresa negli occhi che spalanca il vuoto nel cuore. Pavček lo ricorda bene l’ascolto.
Ascoltare non è mai stato così difficile.

Ciascuno sulla propria strada, con una storia alle spalle e sogni appesi al soffitto, saliamo e scendiamo sul carosello incrociando vite nascoste e sguardi muti.
Sappiamo tutto di tutti ma non ci tocca più, non ci toccano le notizie, le lacrime, i numeri e i dati, trascinati da troppe parole, annebbiati…
in mezzo a tutto quello
che non è
pane, amore
e nemmeno bontà.

Per questo, in un presente sbiadito tornare alle radici, parole semplici e poche istruzioni:

Solo i cuori
seguano il tempo
e traccino il cammino.

2 pensieri riguardo “Parole semplici – Tone Pavček”

  1. Buongiorno Stefania, da una mezz’ora gironzolo sul tuo blog con calma: io visito sempre ” il mittente” di chi passa da me. Commento poco lo so, leggo molto però. Non basta, in questo ambiente serve e funziona solo una presenza attiva, comunque sia, e la mia non è più tale da molto tempo. È che dieci anni di rete esauriscono un uomo avanti negli anni come me, uno che è nato sul cartaceo e che si trova spesso a disagio in certe situazioni. Ma se tu usi parole e lo fai con onestà , se vai al cuore sintattico e concettuale di esse allora mi avrai tra i tuoi lettori.
    Grazie per essere passata da me.

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    1. Grazie a te che leggi i pochi pensieri che metto nero su bianco, investire del tempo è il miglior modo per dare valore al di là di ogni convenzione.

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