Sonetti a Orfeo – Rainer Maria Rilke

Sappiamo d’essere creature che passano.
Ma il tempo scorre,
credetemi, è solo un piccolo passo
tra le cose che restano.

Tutto quello che corre veloce
sarà tra poco sparito;

soltanto quello che si fa casa
ci lega per sempre.

Ragazzi, non buttate la vostra volontà
nell’inutile fretta,
in tentativi di volo.

Ogni desiderio riposa:
ombra e luce,
fiore e libro.

R. M. Rilke


Rilke, poeta austriaco del primo novecento, nella cura delle parole dà vita a una danza tra ricerca e filosofia, con passi sfumati scompiglia la vista nel tentativo di riconoscere la realtà e i segreti che la rendono tale.

Nella sua vita viaggia in lungo e in largo, parla, conosce, scambia idee e punti di vista.
Le sue poesie negli anni assumono toni individualisti, mentre le parole si ritagliano spazio nell’intimità. Il dialogo è diretto al lettore, i sensi e le esperienze diventano i palpiti della spiritualità dell’esistenza umana, dove il concetto di esistere si riempe di vissuto per non attendere un solo singolo giorno per assaporare il dono del tempo dimenticato.

È questo in fondo l’unico coraggio che si richieda a noi: essere coraggiosi verso quanto di più strano, prodigioso e inesplicabile ci possa accadere.”

da “Lettere a un giovane poeta”

Il tempo, una parola così incerta in un mondo che senza posa ticchetta di lancette e numeri sui display – che ore sono? L’ora di andare a letto, l’ora di studiare, l’ora del tè.
Sembrerebbe così banale parlare di tempo, eppure chi saprebbe definire dove finisce l’oggi e inizia il domani? In che preciso istante il presente diventa ieri e il futuro diventa presente?

Nelle sfumature di luce abbiamo inventato un significato, nelle costellazioni abbiamo trovato un piano, ed è così che fin dalla notte dei tempi lo dividiamo, lo inquadriamo, lo selezioniamo, lo progettiamo in attesa di un futuro incerto che sarà, quando invece non è altro che acqua intrappolata in una rete.

Ma il tempo scorre,
credetemi, è solo un piccolo passo
tra le cose che restano.

Rilke rianima il tema più vecchio del mondo, il crucio di filosofi e naviganti, l’arma a doppio taglio che non c’è ma si sente e scandisce inesorabilmente i sogni, i baci, i bisogni, le albe e i tramonti.
Nella fretta di vivere ogni giorno in attesa di domani anche il domani scivola senza sfiorarci mentre fuori cadono le foglie e si aprono i boccioli. Nella confusione a volte cambiano gli sguardi, altre volte cambia solo la cornice che li contorna, liscia, increspata, aggrovigliata, stanca.

Eppure
Sappiamo d’essere creature che passano, ma di passare non ce ne accorgiamo mai.

C’è chi se ne va, perché a quel punto i domani inaspettatamente hanno finito di cadere sul mucchio di sabbia raccolto in riva del mare, e chissà se c’è stato il tempo di salutarsi prima che la risacca portasse via tutto.

Ragazzi, non buttate la vostra volontà
nell’inutile fretta,
in tentativi di volo.

Ogni desiderio riposa:
ombra e luce,
fiore e libro.

Da una finestra lunga cent’anni, Rilke con poche righe quasi perentorie si impone sul bianco per fermare il ritmo invisibile dello scalpiccio che accompagna i pensieri. Poche righe in grado di ondeggiare sulla corrente fino a chi verrà, senza barriere se non quelle effimere della memoria.
C’è tempo. Tempo di non avere fretta, tempo di pesare i desideri e vederli crescere, tempo di fermarsi e pensare, fermare il tempo, fermarci.

I giorni trasudano di limiti inventati in una realtà grondante di possibilità.

Che questo momento sia un’opportunità per riconoscere la brezza che ci sospinge giorno per giorno, per non dimenticare il valore della fragilità che ci increspa la pelle e saperci riaffidare a tutti gli sguardi che immancabilmente si fanno casa.
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