Desiderio di cose leggere
Giuncheto lieve biondo
come un campo di spighe
presso il lago celeste
e le case di un’isola lontana
color di vela
pronte a salpare –
Desiderio di cose leggere
nel cuore che pesa
come pietra
dentro una barca –
Ma giungerà una sera
a queste rive
l’anima liberata:
senza piegare i giunchi
senza muovere l’acqua o l’aria
salperà – con le case
dell’isola lontana,
per un’alta scogliera
di stelle –
1° febbraio 1934
A. Pozzi
Antonia Pozzi, 1912 – 1938, fu una giovane poetessa milanese, trascurata e dimenticata per anni, venne poi riscoperta dal poeta Eugenio Montale, secondo il quale la lettura dei suoi versi era «come (leggere) il diario di un’anima e […] come un libro di poesia».
Nel fiore dell’età vive in un ambiente colto e raffinato, ma in ogni sua rima si può sentire come lei non percepisca la sua vita altro che come un canto incompiuto, un gelido specchio deformato da cui non si riesce a scorgere la verità.
La poesia della Pozzi è intrisa di tristezza, un velo di malinconia si posa lieve su ogni parola, come polvere alla fresca luce dell’alba. L’autenticità che ricerca nei giorni e nei tramonti viene cercata anche nell’inchiostro e tra i fogli bianchi, i versi si impegnano di sostanza e realtà, le immagini restituiscono conforto a un’anima oppressa dalle vicissitudini personali e da sogni che non sembrano trovare altro destino che infrangersi contro i vetri celati della finestra.
la poesia ha questo compito sublime: di prendere tutto il dolore che ci spumeggia e ci rimbalza nell’anima e di placarlo, di trasfigurarlo nella suprema calma dell’arte, così come sfociano i fiumi nella celeste vastità del mare»
Dalle Lettere – A Tullio Gadenz – Milano, 11 gennaio 1933
Desiderio di cose leggere è una poesia racchiusa nello sguardo di un attimo, priva di qualsiasi virtuosissimo, nel puro stile dei suoi testi.
Ci parla di malinconia, le scure luci dell’imbrunire danno tono alle parole, mentre una protagonista/poetessa sospira persa sulle rive del suo personalissimo specchio d’acqua di mancanze.
Sembra lontana la meta, lontani i pensieri che vagheggiano nell’aria umida, disciogliendosi in nuvole bianche di condensa. I versi nudi esprimono con potenza tutto il desiderio, l’anelare verso un altro futuro, un domani prossimo e distante, offuscato dalla notte e dalle punte dei giunchi.
Desiderio di cose leggere
nel cuore che pesa
come pietra
È in poesie come questa che l’eterna attualità del sentimento umano mi rende ancora più convinta dell’enorme potere della Poesia, la magia di poche parole infilate una dietro quell’altra e impilate con il giusto ritmo di punteggiatura e spazi bianchi; parole scelte tra altre, suoni, lettere, che nell’insieme si armonizzano in orchestra nel gridare storie, emozioni, messaggi, denuncie.
Possiamo intingere i pensieri nell’animo del poeta, e allo stesso tempo lasciare che le rime si ribellino alla forma – vive – in una chiave nuova a ogni lettura, la chiave del lettore.
In un periodo storico come quello che stiamo vivendo adesso, le parole di Antonia Pozzi sembrano essere disegnate sui vetri delle finestre dietro le quali siamo costretti, quasi immagino lei stessa, da una cornice di Milano, guardare con occhi persi le strade vuote così come guardava al suo lago, immaginando un domani ancora troppo sfumato per poter essere immaginato.
Desiderio di cose leggere, desiderio della vita di sempre, del saluto per strada, delle chiacchiere disinvolte sotto la luce che cambia il colore dei nostri occhi, sorridenti, tristi, indaffarati.
Desideri leggeri in un cuore pesante, anelante, nascosto dietro dita che non vogliono più contare, non più sapere quanto altro ce n’è, quanto altro non c’è più.
Ma giungerà una sera
a queste rive
l’anima liberata:
senza piegare i giunchi
senza muovere l’acqua o l’aria
salperà – con le case
dell’isola lontana,
per un’alta scogliera
di stelle –
Ma giungerà il momento di cedere gli ormeggi, di liberare il cammino, leggeri, senza muovere l’acqua o l’aria, il momento di riacchiappare la speranza e dare il giusto valore al tempo – raccoglimento, evasione, ritorno, partenza.
Giungerà il momento, ma fino ad allora ci sarà l’attesa tra i giunchi di sponde che sanno di porto, a osservare da lontano quelle case color di vela, senza date in tasca ma trame di progetti tra le dita, a disegnare con il fiato scogliere di stelle sul vetro di una finestra.
#andràtuttobene
Io credo che tu scriva poesie tue ma non le pubblichi.
E’ andato tutto male, il futuro sarà migliore se capovolgiamo ogni cosa e torniamo all’essenza.
https://lesolitecosedotcom.wordpress.com/
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